IL FALLIMENTO DEGLI OGM

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Ogm, vent’anni di fallimenti
By Archimede on 04.03.16 14:45 | Permalink | Commenti (0)
Ogm, vent’anni di fallimenti

Dall’avvio delle coltivazioni commerciali, nel 1996, ad oggi, gli ogm, come spiega il rapporto di Greenpeace, «hanno prodotto profitti miliardari per una manciata di multinazionali senza apportare benefici all’agricoltura. Anzi…».

Vent’anni fa, nel 1996, negli Stati Uniti iniziavano le coltivazioni a fini commerciali di organismi geneticamente modificati e sempre in quell’anno il primo carico fece il suo ingresso in Europa. Prima e dopo quel momento sono stati investiti fiumi di denaro negli ogm, introdotti massicciamente come coltivazioni in alcuni paesi e approdati sulle nostre tavole nella più totale disapplicazione del principio di precauzione. L’Italia per ora ha notificato all’Unione Europea la richiesta di divieto di coltivazione(1), come previsto dalla Direttiva UE del marzo 2015, ma ciò che si coltiva altrove viaggia come una merce, entra nella filiera alimentare direttamente o indirettamente perché magari alimenta gli animali di cui poi noi ci cibiamo. Ebbene, a vent’anni di distanza è possibile un bilancio. Chi sostiene e ha sostenuto gli ogm ha avallato super-promesse: “Risolveranno il problema della fame nel mondo”, “Aumenteranno i raccolti”, “Si ridurrà l’uso di sostanze chimiche tossiche”. È andata così o no?

La fotografia del fallimento

«La realtà è ben diversa dalle promesse fatte» spiegano Janet Cotter, Marco Contiero, Dirk Zimmermann e Justine Maillot nel recente rapporto di Greenpeace dal titolo Twenty years of failure(2) [Scaricabile dall’allegato Pdf in versione integrale]. «La verità è che le colture ogm hanno rafforzato il modello devastante dell’agricoltura industriale, con le sue monocolture che riducono la biodiversità, l’enorme impatto ambientale, la pressione economica sui piccoli contadini e il totale fallimento rispetto all’illusione di fornire cibo sicuro, sano e nutriente a chi ne ha bisogno».

Non nutrono il mondo. «Non ci sono colture ogm progettate specificatamente per aumentare i raccolti e tutti gli studi sono inconclusivi su questo punto, con risultati che variano a seconda del tipo di coltivazione, dell’area geografica e di altre condizioni locali» spiega lo staff di Greenpeace. «Le evidenze ci dimostrano che laddove il raccolto aumenta, ciò accade solo perché negli anni in cui le infestazioni sono intense, le perdite sono minori. Inoltre gli studi spesso mancano di isolare gli effetti della tecnologia della modificazione genetica dagli altri fattori. Addirittura capita che i raccolti ogm siano più scarsi rispetto agli altri». Non sono andati a buon fine nemmeno i tentativi di sviluppare colture ogm specifiche che garantissero benefici alle popolazioni africane, spiega il rapporto. «Un progetto del Kenya Agricultural Research Institute ha usato tecnologie Monsanto per sviluppare patate dolci resistenti a parassiti, ma i risultati sono stati deludenti(3), così come il mais resistente agli insetti della Sygenta». Poi ci sono le colture che vengono manipolate per alterarne le proprietà nutrizionali, l’esempio più noto è quello del golden rice, il riso modificato per produrre betacarotene che possa essere convertito in vitamina A nell’organismo umano. Malgrado anni di ricerche ed esperimenti, il progetto è andato incontro ad una lunga serie di fallimenti(4). «Nel mondo ci sono 500 milioni di piccoli contadini che sfamano 2 miliardi di persone e producono l’80% del cibo consumato in Asia e nell’Arica sub-sahariana» prosegue il rapporto di Greenpeace. «Queste comunità sono le più vulnerabili alla povertà e alla fame e la loro sicurezza alimentare dipende dall’accesso alle risorse e dalla possibilità di diversificare la produzione. Gli ogm non sono stati pensati per soddisfare queste esigenze».

Non resistono ai cambiamenti climatici. «In tutti questi anni gli ogm non si sono dimostrati resistenti ad allagamenti, siccità o salinità del terreno. Questo perché l’inserimento di uno o più geni con tecniche relativamente poco sofisticate rendono molto difficile coordinare l’insieme dei geni della pianta e la loro espressione». Gli ogm inoltre vengono usati per monocolture industriali su larga scala che riducono la biodiversità locale e richiedono fertilizzanti sintetici e pesticidi.

Non si può affermare che siano sicuri per la salute e l’ambiente. «Non c’è consenso scientifico sulla sicurezza dei cibi geneticamente modificati» spiega lo staff di Greenpeace. Una delle preoccupazioni principali riguarda il fatto che i geni inseriti o alterati operano al di fuori della complessa regolazione del genoma, che resta ancora poco compresa. Inoltre il procedimento di ingegneria genetica è ben lontano dall’essere perfetto. In ogm in commercio sono stati individuate modifiche non volute, come riproduzioni multiple o frammenti addizionali di geni oppure un riassetto del Dna vegetale. I geni inseriti e le alterazioni inattese possono interferire con i geni propri della pianta. Tutto ciò sta a significare che ci sono effetti non prevedibili e inattesi che possono incidere sulla sicurezza del cibo stesso. Nel 2015 oltre 300 scienziati indipendenti hanno sottoscritto una dichiarazione(5) con la quale sottolineavano la mancanza di consenso sulla sicurezza degli ogm e chiedevano una valutazione caso per caso. Inoltre le colture ogm implicano un aumento del rilascio di sostanze chimiche nell’ambiente, si veda il caso del glifosato ritenuto probabilmente cancerogeno dallo Iarc(6). Ci sono poi problematiche importanti che intralciano la ricerca indipendente: vengono spesso negati i campioni per i test perché viene invocata la proprietà intellettuale oppure viene impedita la pubblicazione dei dati negativi(7); alcuni scienziati hanno anche espresso il timore di essere bersaglio di cause da parte delle multinazionali del biotech. Numerosi ricercatori nel 2009 hanno scritto anonimamente all’Epa, l’Agenzia americana per la protezione ambientale, per lamentare il fatto che è praticamente impossibile fare ricerca indipendente sugli ogm(8).

Non rendono sicura e facile la coltivazione. Gli ogm resistenti all’erbicida Roundup (glifosato) della Monsanto sono oggi le colture più diffuse. «Nel 2009 oltre il 90% della soia in Usa era diventata però tollerante al Roundup stesso, così come 19 delle 26 colture ogm sottoposte a richiesta di autorizzazione in Europa nel 2012» spiega Greenpeace. Crescono quindi erbacce super-infestanti contro cui nemmeno il glifosato funziona più e occorre usare erbicidi ancora più potenti e tossici che danneggiano in maniera grave l’ambiente. La risposta dell’industria è stata di progettare colture ogm resistenti ad altri erbicidi, tra cui uno degli ingredienti attivi del tristemente famoso Agente Arancio, il defoliante usato nella guerra del Vietnam(9). Sono poi stati creati gli ogm che producono la tossina Bt, emettono cioè un insetticida in continuo rilasciandolo nell’ambiente anche se non ce n’è bisogno e questo causa lo sviluppo di super-parassiti(10).

Non riducono i costi per i contadini. La tecnologia ogm ha fatto lievitare i prezzi delle sementi. Dal 2000, quando la soia ogm ha iniziato a dominare la scena negli Usa, i prezzi sono lievitati del 200%, mentre nei 25 anni precedenti erano aumentati del 63%(11). Per il mais è accaduta una cosa simile. Le multinazionali dell’agrochimica, poi, non permettono agli agricoltori di riprodurre i semi, che sono sempre da ricomprare. Il fatto di usare un solo erbicida per le colture resistenti al Roundup e di diminuire l’acquisto di pesticidi per le colture che emettono la tossina Bt può ridurre i costi iniziali, salvo farli di nuovo lievitare quando bisogna ricorrere ad altri prodotti per trattare erbacce e piante che si sono assuefatte a quelle sostanze. Nel 2004 chi coltivava cotone ogm in Cina ha speso 101 dollari per ettaro in pesticidi, quasi più che per le colture convenzionali, e ne ha spruzzato tre volte di più rispetto al 1999. In India, in condizioni di stress climatico, il cotone Bt ha prodotto raccolti peggiori rispetto al cotone biologico, che ha avuto quantità più stabili, costi minori e rese maggiori(12). Una situazione simile si è verificata in Sud Africa con il mais Bt(13). Ovviamente, calando le rese per gli agricoltori, questi faranno sempre più fatica a sostenere i costi di produzione e magari anche a saldare i debiti.

La coesistenza non è possibile. Dalla fine del 2013 ci sono stati circa 400 casi di contaminazione accidentale nel mondo(14) dovuti a diversi fattori tra cui errori umani nella semina, nel raccolto o nell’etichettatura e sistemi di contenimento inefficaci, ma anche alla semplice impollinazione o al trasporto. Tali “incidenti” possono provocare danni per cifre ingentissime, contaminano le colture convenzionali e causano la crescita di ogm fuori controllo.

Gli ogm non sono la soluzione

«È ormai chiaro che gli ogm hanno fallito, non hanno permesso di ridurre i pesticidi in agricoltura e non hanno aumentato i raccolti. Inoltre, producono anche danni» spiegano gli esperti di Greenpeace. Sottraggono potere e competenze agli agricoltori, rendono i semi una proprietà privata sottoposta a diritti di brevetto, garantiscono profitti enormi alle multinazionali e non riducono i costi a carico dei contadini, impediscono insomma un reale progresso dell’agricoltura. Sei multinazionali (Monsanto, Dow, Syngenta, Bayer, Dupont e Basf) detengono quasi tutto il mercato degli ogm e controllano il 76% del mercato dell’agrochimica(15). E tre di queste (Monsanto, Du Pont and Syngenta) controllano anche il 53% del mercato globale delle sementi.

«Una tecnologia che incoraggia le monocolture, che aumenta l’uso di pesticidi, che alimenta il monopolio delle multinazionali e aumenta la pressione economica sui contadini è chiaramente una scelta che fa parte del passato agroindustriale, non di un futuro ecologico» conclude il rapporto di Greenpeace.

1www.terranuova.it/Orto-e-Giardino/OGM-l-Italia-chiede-il-divieto-di-coltivazione

2www.greenpeace.org/international/Global/international/publications/agriculture/2015/Twenty%20Years%20of%20Failure.pdf

3www.newscientist.com/article/mg18124330-700-monsanto-failure/

4https://gmwatch.org/news/latest-news/16043-golden-rice-is-it-vaporware

5www.enveurope.com/content/27/1/4

6www.iarc.fr/en/media-centre/iarcnews/pdf/MonographVolume112.pdf

7www.emilywaltz.com/Biotech_crop_research_restrictions_Oct_2009.pdf

8www.nytimes.com/2009/02/20/business/20crop.html?_r=1

9www.emilywaltz.com/Dicamba_-_Apr_15.pdf

10Tabashnik, B.E., Brévault, T. & Carrière, Y.,Insect resistance to Bt crops: lessons from the first billion acresin «Nature Biotechnology», 31: 510-521, 2013. Si veda anche Gassmann, A.J., Petzold-Maxwell, J.L., Clifton, E.H., Dunbar, M.W., Hoffmann, A.M. Ingber, D.A. & Keweshan, R.S.,Field-evolved resistance by western corn rootworm to multiple Bacillus thuringiensis toxins in transgenic maizein «Proceedings of the National Academy of Science», 111: 5141–5146, 2014.

11www.enveurope.com/content/24/1/24

12www.greenpeace.org/international/en/publications/reports/Picking-Cotton/

13Si veda alla pag. 15 del volume: www.sajs.co.za/sites/default/files/Volume%20111%20Issue%201-2%20%286MB%29.pdf

14https://link.springer.com/article/10.1186%2Fs40550-014-0005-8

15www.etcgroup.org/putting_the_cartel_before_the_horse_2013

di Terra Nuova

Fonte: https://www.terranuova.it/Orto-e-Giardino/Ogm-vent-anni-di-fallimenti

3 commenti su “IL FALLIMENTO DEGLI OGM”

  1. Ci hanno fatto credere che gli ogm avrebbero risolto il problema della fame ma questo si è rivelato falso,il numero delle persone che hanno accesso ad una alimentazione sufficente non è aumentata,semmai è diminuita.Ci hanno fatto credere che con gli ogm non avremmo avuto contaminazioni tra le colture ogm e quelle brevettate da madre natura ed anche questo è falso.L’unico risultato VERO è che le multinazionali che gestiscono le culture ogm per avidità aquistano sempre nuovi appezzamenti per produrre in grandi quantitativi di prodotti lavorati,ovviamente ogm per ridurre le perdite di materia prima e massificare i ricavi,sottraendo queste risorse ai popoli indigeni.Gli ogm non hanno ridotto i pesticidi perchè gli organismi si sono di fatto immunizzati.L’unico risultato VERO è che gli ogm vengono brevettati e che quando la loro produzione sarà maggioritaria chi non avrà risorse economiche per aquistarli morirà di fame pur essendo circondati di cibo.La natura NON può essere brevettata e la biodiversità è l’unica possibilità per far sopravvivere l’umanità. Le Monsanto non posseggono il brevetto di madre Terra.

  2. DI F. WILLIAM ENGDAHL
    globalresearch.ca

    Uno dei grandi misteri di cui è intrisa la diffusione di piante OGM in tutto il mondo fin da quando, agli inizi degli anni ’90, negli Stati Uniti e in Argentina vennero autorizzati i primi raccolti per il commercio, è stata l’assenza di studi scientifici indipendenti sui possibili effetti a lungo termine di una dieta a base di piante OGM sugli esseri umani o addirittura sui topi. Ora (era il 2009!!)è venuta a galla la vera ragione: Le aziende agro-alimentari OGM come Monsanto, BASF, Pioneer, Syngenta ed altri ne vietarono ldi fatto ogni ricerca indipendente.
    In un editoriale dell’agosto 2009 la rivista Scientific American, rivelò la scioccante e inquietante realtà dietro la proliferazione fin dal 1994 di prodotti OGM in tutta la catena alimentare del pianeta:non esistono studi scientifici indipendenti pubblicati su qualsiasi
    accreditata rivista scientifica mondiale perchè non è possibile verificare in modo indipendente che le colture OGM, come la soia Roundup della Monsanto o il mais OGM MON8110, si comportino come dichiara la società, o che, come per di più quella società sostiene, non abbiano effetti collaterali dannosi peril semplice motivo che le aziende OGM proibiscono di fatto tali test!
    Come condizione preliminare per acquistare le sementi o per l’utilizzo di questi in studi di ricerca, sia la Monsanto che gli altri colossi del genere pretendono si sottoscriva con le predette un accordo detto dell’Utente Finale. Negli ultimi dieci anni (era il 2009!), il periodo in cui è avvenuta la maggiore proliferazione di sementi OGM, Monsanto, Pioneer (DuPont) e Syngenta pretendono che chiunque acquisti i loro semi OGM sottoscriva un accordo che vieta esplicitamente che le sementi vengano utilizzate per qualsiasi tipo di ricerca indipendente. Agli scienziati è fatto divieto di testare le sementi per indagare in quali condizioni esse si sviluppino o anche deperiscano. Non possono confrontare alcuna caratteristica delle sementi OGM con eventuali altre sementi OGM o non OGM di altre società. Molto più allarmante, non sono autorizzati a verificare se le colture geneticamente modificate comportino effetti collaterali indesiderati sia nell’ambiente che negli animali o nell’uomo.Le uniche ricerche che è consentito pubblicare nelle riviste scientifiche di prestigio peer-reviewed sono studi preventivamente approvati dalla Monsanto e dalle industrie degli altri settori OGM.
    L’intero procedimento col quale negli Stati Uniti sono state approvate le sementi OGM, a cominciare nel 1992 dalla dichiarazione, su richiesta della Monsanto, dell’allora presidente George HW Bush che per le sementi OGM non sarebbe stato effettuato alcun particolare test di sicurezza da parte del governo perché vennero ritenute dal presidente essere “sostanzialmente equivalenti” a quelle non-OGM (!!), è crivellato dalla corruzione degli interessi di parte. Ad esempio, ex avvocati della Monsanto vennero nominati responsabili presso l’EPA (1) e la FDA (2) della regolamentazione per quanto riguarda le sementi OGM e fino ad oggi non è stato effettuato alcun test di sicurezza del governo sulle quelle sementi. Tutti i test sulla sicurezza o sulle performance delle OGM sono forniti al Governo degli Stati Uniti dalle aziende stesse come la Monsanto. Non c’è da stupirsi che gli OGM sembrino sicuri e che la società Monsanto e le altre possano falsamente dichiarare che l’OGM è la “soluzione alla fame nel mondo”.
    Negli Stati Uniti un gruppo dei 24 tra i più importanti esperti universitari sui parassiti del mais hanno scritto all’Agenzia della Protezione Ambientale (EPA), chiedendo che obblighi quelle società a modificare le loro pratiche censorie. È come se la Chevrolet o la Tata Motor e la Fiat avessero cercato di censurare i crash test comparativi delle loro automobili sui Consumer Report o sulla stampa, perché non gli piacevano i risultati dei test.
    Solo che qui si tratta della catena alimentare umana e animale. Gli scienziati sostengono giustamente all’EPA che la sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente “dipendono dal mettere i prodotti vegetali a disposizione di regolari esami scientifici”. Dovremmo pensarci due volte prima di mangiare la prossima scatola di cereali per la colazione all’americana, se il grano utilizzato è OGM.

    F. William Engdahl è l’autore di Full Spectrum Dominance: democrazia totalitaria del Nuovo Ordine Mondiale. Può essere contattato tramite il suo sito web all’indirizzo http://www.engdahl.oilgeopolitics.net.

    Fonte: globalresearch.ca
    Link: https://www.globalresearch.ca/gmo-scandal-the-long-term-effects-of-genetically-modified-food-on-humans/14570
    22.01.2013

    Scelto e tradotto per http://www.comedonchisciotte.org da OLDHUNTER

    1. EPA (United States Environmental Protection Agency), Agenzia per la Prevenzione Ambientale
    2. FDA la United States Food and Drug Administration

    Aggiungo di mio a questo sunto dello scritto che ho trovato su internet che se le base dei protocolli di ricerca sono questi,se gli autorevoli ed enti indipendenti (?) sono questi,se un presidente degli Stati Uniti d’America ,george Bush arriva ad affermare gli studi sulle semenze tra loro “equivalenti”, come pensiamo di poter ostacolare questa “mafia” politico-economica mondiale senza voler rischiare del nostro?

  3. Dal 14 al 16 ottobre, a L’Aia in Olanda, si svolgeranno le sedute del Tribunale internazionale Monsanto finalizzato a costruire un “processo esemplare” per denunciare, al di là della Monsanto, i danni all’ambiente e alle popolazioni causati dall’agroindustria.La Monsanto è simbolo dell’agricoltura
    industriale e chimica che inquina, accelera la perdita di biodiversità e contribuisce in maniera massiccia al caos climatico. Eppure nessuno strumento giuridico permette oggi di perseguire penalmente un’impresa come la Monsanto che costituisce pertanto il paradigma dell’impunità delle multinazionali.
    Il Tribunale si conformerà ai principi generali del diritto di procedura civile e ascolterà circa venti parti civili provenienti dalle Americhe, dall’Europa, dall’Asia e dall’Africa.Sarà l’inizio di un cambiamento osoltanto un cambiamento di facciata?

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